sergio
2003-11-17 09:37:04 UTC
Pattumiera nucleare, a febbraio una lettera al ministero. Che rispose: a
noi non risulta
di Enrico Fierro
SCANZANO JONICO. Già l'11 febbraio scorso correva la voce che la discarica
della «monnezza nucleare» sarebbe stata costruita qui nel Metapontino.
Quel giorno un gruppo di cittadini scrive al ministero dell'Ambiente per
avere notizie, e da Roma il 27 marzo arriva la risposta. Secca, ma
tranquillizzante: «In riferimento alla vostra nota dell'11 febbraio
scorso, circa la individuazione nel Metapontino di un sito per ospitare
scorie nucleari, vi comunichiamo che a tutt'oggi nulla ci risulta».
Firmato dottoressa Donatella Poggi, della segreteria particolare del
ministro Matteoli. Stop. Il governo non sapeva? Difficile crederlo. Il
governo, la Sogin e il generale Jean da mesi stavano lavorando per
individuare proprio qui il cimitero nucleare.
Un'altra prova del grande inganno contro questa gente. «Che queste
maledette miniere di salgemma fossero destinate da anni a raccogliere
rifiuti tossici o ad ospitare depositi di gas, lo sospettavamo da tempo»,
dice l'avvocato Antonello Bonfantino. «Altro che utilizzo industriale del
sale. Tutte balle!». Ora, l'avvocato è su uno dei pozzi e controlla il
lavoro di una ruspa che sta spianando il terreno dove dovrà essere
impiantato il campo della gente che per notti e giorni, fino a quando il
decreto della vergogna non arriverà in Parlamento, presidierà tutta
l'area. Scanzano e il Metapontino sono in lotta. «Tutti uniti, senza
distinzioni di bandiere o di sigle - dice Vittorio Condinanzi, capo
dell'opposizione in Consiglio comunale - anche se le responsabilità
politiche di chi ha tramato ai danni della Lucania non saranno mai
dimenticate».
Ed anche domenica la gente è scesa in piazza. Migliaia di persone. Molti
sono venuti dalla Puglia e dalla Calabria, perché - dicono - quello della
discarica nucleare è un affare che riguarda tutti. La statale 106 - quella
che congiunge la Basilicata con la Puglia e la Calabria è stata ancora una
volta bloccata. File interminabili di camion e macchine, fermi anche i
torpedoni granturismo che dalla vicina Policoro raggiungono Amburgo per
portare gli emigranti che vanno a lavorare in Germania. Nessuno ha
protestato. «Perché - spiega Filippo Bubbico, il governatore della
Basilicata, questa è una lotta di popolo, una battaglia vitale per il
futuro della nostra regione». La sua giunta ha già fatto ricorso alla
Corte costituzionale contro il decreto del governo Berlusconi ed ha
ricevuto la solidarietà dei vescovi. Sessanta giorni di lotta dura, con i
pozzi presidiati dalla gente, le tende, le cucine da campo e le ruspe per
fermare i mezzi che dal nord Italia porteranno qui tonnellate di veleni.
La tensione è alle stelle, tanto che ieri si era diffusa la notizia che da
Caorso erano in partenza camion pieni delle scorie ricavate dalla centrale
in via di smantellamento. False voci, inverosimili allarmi. La speranza di
tutti è che la lotta e le pressioni politiche riescano a far cambiare idea
al governo. «Qui se non cancellano questo maledetto decreto è la fine, non
solo per la Basilicata, ma anche per noi. Non potremo presentarci in
nessun paese a chiedere un voto. Con le europee alle porte è proprio un
bel risultato», dice un esponente regionale di Forza Italia. Partito in
subbuglio, qui in Basilicata, con il capogruppo alla Regione e molti
amministratori locali che si sono autosospesi dal partito. Tra domani e
mercoledì, dicono in paese, il sindaco Mario Altieri (An), dovrebbe
incontrare Berlusconi, il quale, però, ha già messo le mani avanti. «È una
decisione tecnica, non politica», chiudendo così le porte ad ogni
possibilità di ravvedimento. Ma il cavaliere fa il gioco delle tre carte
con la gente di Scanzano e dell'intera Basilicata. Chi ha nominato il
generale Carlo Jean supercommissario alla gestione dei rifiuti nucleari? E
chi ha dato l'ok al sito di Scanzano se non l'intero consiglio dei
ministri? Sotto il decreto della vergogna ci sono le firme di ministri di
tutto lo schieramento di maggioranza.
«Requisirò i pozzi, ho già pronte le ordinanze. E vieterò il transito nel
territorio comunale dei mezzi che trasportano materiale pericoloso», è
l'impegno che prende di fronte alle migliaia di manifestanti il sindaco
Altieri. Che ora alza la voce contro il governo e il ministro
dell'Ambiente Matteoli, suo collega di partito, per fugare i sospetti sui
suoi strani contatti con la Sogin - la società che dovrà realizzare il
cimitero delle scorie - e il generale Jean. «Basta - dice sdegnato -
agitano queste storie per fini elettorali, sanno che se non mi battono con
le menzogne non potranno mai vincere contro di me». La realtà, invece, è
un'altra. Il sindaco non ha mai veramente chiarito cosa gli ha detto il
generale quando, una ventina di giorni fa, è venuto a Scanzano. Altieri
racconta una versione bizzarra assai, «credevo che Jean fosse un dirigente
dell'Enea», il generale mantiene il riserbo e spara contro il sindaco,
«Altieri mi ha chiesto dieci posti di lavoro». La verità è molto lontana.
Le ombre su questo primo cittadino che ora dismette la grisaglia e indossa
i panni del Masaniello, sono tantissime. Per il suo passato di
imprenditore nel settore - guarda caso - del riciclaggio dei rifiuti
urbani, anche di quelli pericolosi, e per il coinvolgimento in alcune
delicatissime inchieste della magistratura di Matera e di quella di
Rimini, ma soprattutto per la sua innata ambizione di conquistare un posto
in Parlamento. «Se il sindaco sapeva - dicono i suoi concittadini - lo
scopriremo, se ci ha venduti per uno scranno parlamentare dovrà candidarsi
in Friuli». Le polemiche continuano. La lotta pure. E sarà lunga.
da L'Unita'
noi non risulta
di Enrico Fierro
SCANZANO JONICO. Già l'11 febbraio scorso correva la voce che la discarica
della «monnezza nucleare» sarebbe stata costruita qui nel Metapontino.
Quel giorno un gruppo di cittadini scrive al ministero dell'Ambiente per
avere notizie, e da Roma il 27 marzo arriva la risposta. Secca, ma
tranquillizzante: «In riferimento alla vostra nota dell'11 febbraio
scorso, circa la individuazione nel Metapontino di un sito per ospitare
scorie nucleari, vi comunichiamo che a tutt'oggi nulla ci risulta».
Firmato dottoressa Donatella Poggi, della segreteria particolare del
ministro Matteoli. Stop. Il governo non sapeva? Difficile crederlo. Il
governo, la Sogin e il generale Jean da mesi stavano lavorando per
individuare proprio qui il cimitero nucleare.
Un'altra prova del grande inganno contro questa gente. «Che queste
maledette miniere di salgemma fossero destinate da anni a raccogliere
rifiuti tossici o ad ospitare depositi di gas, lo sospettavamo da tempo»,
dice l'avvocato Antonello Bonfantino. «Altro che utilizzo industriale del
sale. Tutte balle!». Ora, l'avvocato è su uno dei pozzi e controlla il
lavoro di una ruspa che sta spianando il terreno dove dovrà essere
impiantato il campo della gente che per notti e giorni, fino a quando il
decreto della vergogna non arriverà in Parlamento, presidierà tutta
l'area. Scanzano e il Metapontino sono in lotta. «Tutti uniti, senza
distinzioni di bandiere o di sigle - dice Vittorio Condinanzi, capo
dell'opposizione in Consiglio comunale - anche se le responsabilità
politiche di chi ha tramato ai danni della Lucania non saranno mai
dimenticate».
Ed anche domenica la gente è scesa in piazza. Migliaia di persone. Molti
sono venuti dalla Puglia e dalla Calabria, perché - dicono - quello della
discarica nucleare è un affare che riguarda tutti. La statale 106 - quella
che congiunge la Basilicata con la Puglia e la Calabria è stata ancora una
volta bloccata. File interminabili di camion e macchine, fermi anche i
torpedoni granturismo che dalla vicina Policoro raggiungono Amburgo per
portare gli emigranti che vanno a lavorare in Germania. Nessuno ha
protestato. «Perché - spiega Filippo Bubbico, il governatore della
Basilicata, questa è una lotta di popolo, una battaglia vitale per il
futuro della nostra regione». La sua giunta ha già fatto ricorso alla
Corte costituzionale contro il decreto del governo Berlusconi ed ha
ricevuto la solidarietà dei vescovi. Sessanta giorni di lotta dura, con i
pozzi presidiati dalla gente, le tende, le cucine da campo e le ruspe per
fermare i mezzi che dal nord Italia porteranno qui tonnellate di veleni.
La tensione è alle stelle, tanto che ieri si era diffusa la notizia che da
Caorso erano in partenza camion pieni delle scorie ricavate dalla centrale
in via di smantellamento. False voci, inverosimili allarmi. La speranza di
tutti è che la lotta e le pressioni politiche riescano a far cambiare idea
al governo. «Qui se non cancellano questo maledetto decreto è la fine, non
solo per la Basilicata, ma anche per noi. Non potremo presentarci in
nessun paese a chiedere un voto. Con le europee alle porte è proprio un
bel risultato», dice un esponente regionale di Forza Italia. Partito in
subbuglio, qui in Basilicata, con il capogruppo alla Regione e molti
amministratori locali che si sono autosospesi dal partito. Tra domani e
mercoledì, dicono in paese, il sindaco Mario Altieri (An), dovrebbe
incontrare Berlusconi, il quale, però, ha già messo le mani avanti. «È una
decisione tecnica, non politica», chiudendo così le porte ad ogni
possibilità di ravvedimento. Ma il cavaliere fa il gioco delle tre carte
con la gente di Scanzano e dell'intera Basilicata. Chi ha nominato il
generale Carlo Jean supercommissario alla gestione dei rifiuti nucleari? E
chi ha dato l'ok al sito di Scanzano se non l'intero consiglio dei
ministri? Sotto il decreto della vergogna ci sono le firme di ministri di
tutto lo schieramento di maggioranza.
«Requisirò i pozzi, ho già pronte le ordinanze. E vieterò il transito nel
territorio comunale dei mezzi che trasportano materiale pericoloso», è
l'impegno che prende di fronte alle migliaia di manifestanti il sindaco
Altieri. Che ora alza la voce contro il governo e il ministro
dell'Ambiente Matteoli, suo collega di partito, per fugare i sospetti sui
suoi strani contatti con la Sogin - la società che dovrà realizzare il
cimitero delle scorie - e il generale Jean. «Basta - dice sdegnato -
agitano queste storie per fini elettorali, sanno che se non mi battono con
le menzogne non potranno mai vincere contro di me». La realtà, invece, è
un'altra. Il sindaco non ha mai veramente chiarito cosa gli ha detto il
generale quando, una ventina di giorni fa, è venuto a Scanzano. Altieri
racconta una versione bizzarra assai, «credevo che Jean fosse un dirigente
dell'Enea», il generale mantiene il riserbo e spara contro il sindaco,
«Altieri mi ha chiesto dieci posti di lavoro». La verità è molto lontana.
Le ombre su questo primo cittadino che ora dismette la grisaglia e indossa
i panni del Masaniello, sono tantissime. Per il suo passato di
imprenditore nel settore - guarda caso - del riciclaggio dei rifiuti
urbani, anche di quelli pericolosi, e per il coinvolgimento in alcune
delicatissime inchieste della magistratura di Matera e di quella di
Rimini, ma soprattutto per la sua innata ambizione di conquistare un posto
in Parlamento. «Se il sindaco sapeva - dicono i suoi concittadini - lo
scopriremo, se ci ha venduti per uno scranno parlamentare dovrà candidarsi
in Friuli». Le polemiche continuano. La lotta pure. E sarà lunga.
da L'Unita'
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